“Aprire uno scrigno scomodo”: questa
sera, a Fiesole, un dialogo da non perdere sui Diari di BrunoTrentin
Chissà se e come avrebbe descritto nel suo diario Bruno
Trentin l’alba di oggi, all’Elba.
Il tentativo di scrivere ascoltando le onde vicine e
inquiete del mare, lo scoprire, insieme ad una luce estiva insolitamente opaca,
l’eco di una pioggia, di cui il sonno, pur leggero, non si era accorto.
Il diario di Trentin è pieno di questi momenti, in cui si
accorge delle piante che hanno germogliato nel suo ritiro di Amelia, in cui
racconta della fuga dal temporale che sorprende lui e Marie (Marcelle Padovani)
in Corsica, in cui sospende le sue, spesso amare, riflessioni sulla politica e
sul sindacato o magari sulla natura del marxismo, per raccontare di una fuga
fugace a Sperlonga. Senza dimenticare, ovviamente, le sue innumerevoli
arrampicate in montagna, partendo dalla base di San Candido, che sarà anche il
luogo della sua rovinosa caduta in bicicletta che ne determinerà la lunga
agonia e poi la morte, esattamente dieci anni fa.
Nonostante diverse ore rubate a diverse notti, non sono
riuscito, come speravo, ad ultimare per la giornata di oggi l’articolo,
concordato con Conquiste del Lavoro, in cui provare a tratteggiare qualcuna
delle innumerevoli, interessantissime e mai comode chiavi di lettura che i
Diari intimi e personali di Bruno Trentin ci possono fornire.
La pubblicazione di Ediesse, curata da Igino Ariemma,
racchiude, integralmente e senza tagli, le ruvide e affascinanti pagine che accompagnano
Trentin durante la sua guida, come segretario generale, della Cgil, insieme a
sei anni decisivi e turbinosi sul piano nazionale ed internazionale: dal 1988
al 1994.
Gli anni, anche, della caduta del comunismo nei paesi dell’Est
e, conseguentemente, del crollo e della frantumazione del PCI e della fine,
tormentata, viscosa, illusoria, della nostra Prima Repubblica.
Marcelle Marie Padovani , la moglie di Trentin, parla nella
sua breve introduzione degli “anni più
difficili”, dell’acuta solitudine, accompagnata da tre crisi: politica (all’interno
e all’esterno del sindacato) esistenziale (con depressioni ricorrenti), di
coppia (poi risolta positivamente).
Ma nei diari, come scrive Marie, c’è anche, in un contrasto
deflagrante e affascinante, la gioia di vivere, l’esistere nell’arrampicare, un
amore sconfinato per la lettura (e, a giudicare dalla mole dei diari, anche per
la scrittura) di questo “intellettuale sindacalista”, come lo definisce
Ariemma.
Nel diario ci sono i momenti topici della “concertazione” e
i tormentati accordi del luglio del 1992 e del 1993, ci sono viaggi di lavoro e
di vita, alcuni poetici e profondissimi, come quelli in Messico ed in Sud
Africa, e ci sono domande molto attuali, come quelle scritte a se stesso nel
settembre del 1990: “Quale partecipazione? Quali rapporti fra la democrazia
economica e l’umanizzazione del lavoro? Quale politica dei redditi: con la
centralizzazione e la monetizzazione della contrattazione collettiva o con una
politica fiscale manovrata? Quale contrattazione collettiva: su quale contenuti
e dove? Quale il rapporto tra la difesa e la promozione del godimento dei
diritti individuali e la contrattazione collettiva? Quale periodicità della
contrattazione nazionale ? Quale riforma istituzionale? E al servizio di quale
governo dell’economia? Quale il posto dell’umanizzazione del lavoro e della
riconversione ecologica nella politica economica dello Stato?”
Trentin anticipa e riflette sulle trasformazioni
tecnologiche, le collega, spesso amaramente, con la perdita di potere rispetto
al governo dell’organizzazione del lavoro.
Dai temi del lavoro passa spesso alla riflessione sulle diverse nature, diverse
vie del socialismo: sono le pagine che accompagnano, in particolare, il
massacro di Piazza Tienanmen, con il rifiuto endemico della via autoritaria e
totalitaria che soffoca la libertà e la democrazia, innanzitutto del lavoro, e
il domandarsi come agire per far vivere, invece, “la via libertaria, del primato
della liberazione del lavoro come nucleo creativo della democrazia”.
Sta qui anche il nucleo della riflessione amara e tormentata
sul sindacato come soggetto politico la cui pulsione identitaria sta nella
concretezza del progetto e del programma: quel sindacato dei diritti, spesso,
anche recentemente, non ben compreso e
misconosciuto con eccessiva leggerezza e superficialità.
Lo scrigno delle letture di Trentin, puntigliosamente
annotate nel diario, è un tesoro immenso per ricostruire il suo percorso intellettuale
e, direi, etico esistenziale, non solo per i saggi, ma anche per le novelle, i
romanzi, i racconti.
Uno scrigno da cui attingere, anche criticamente, così come,
non è mai tempo perduto ripercorrere il solco di un uomo assolutamente unico nel
panorama politico e sindacale italiano ed europeo.
Un’Europa, quella federata e sociale, che Trentin ha nel
sangue, che desidera costruire concretamente (e per questo dedica alle
burocrazie europee, anche sindacali, affondi durissimi) e che, come gran parte dei veri costruttori
dell’Europa, ha maturato dentro di sé, valicando i confini, praticando la Resistenza,
inseguendo le orme di un grande padre:
Silvio Trentin.
Gli spunti sul diario sarebbero ancora tantissimi: a partire
dalla provocazione, anche per il pensiero di matrice cristiana, dei suoi
riferimenti, molto profondi ed esigenti, al personalismo francese.
Di tutto questo si discuterà questa sera, alla festa dell’Unità
di Fiesole, in un importante dibattito
organizzato dalla Libreria Alzaia e da Enrico Ricci, che fa seguito, tra le
altre, alle preziose serate di riflessione sulle donne elette alla Costituente
e su Don Lorenzo Milani.
Il confronto si
svolgerà lunedì 24 luglio alle 21, presso l’area verde di Montececeri, a
Fiesole, con Igino Ariemma, curato dei Diari, Guido Sacconi e la mia amica “trentiniana”
Ilaria Lani, della Cgil di Firenze.
Francesco Lauria
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