LETTERA APERTA
Allargare lo spazio pubblico della buona politica.
Se non ora, quando?
Una mobilitazione civica è necessaria anche per
scalfire il tabù dell’inevitabile “potere maschile” alla guida della città.
La crisi della
politica è una crisi di sguardo sulla realtà: è come se i partiti avessero
smarrito le chiavi di lettura del presente e del futuro e siano incapaci di incarnare quell’esigenza etica che il tempo
storico richiede, denotando mancanza di lungimiranza nel leggere la transizione
epocale che stiamo attraversando.
Il sistema rimane
ancorato a visioni superate come la rincorsa di una crescita senza fine e non
comprende l'insostenibilità di un modello di sviluppo che produce esclusione e che
ha alimentato, economicamente e antropologicamente, l’attuale crisi.
Va
messo in discussione un capitalismo dal volto feroce che corrode la vita di
tanti lasciandoli nella precarizzazione, occorre operare per ricomporre la
frammentazione e la mercificazione del lavoro e nel lavoro, rigenerandolo e
ridistribuendolo.
Assistiamo all’idea
di un rilancio generico del consumo e dell’”economia dello scarto”, a una
politica tutta giocata sull’annuncio e sull’evento e non sulle azioni concrete.
Il non governo
della globalizzazione ha colpito soprattutto le fasce medio-basse e ha prodotto
la rincorsa alle piccole patrie e alla centralità dello stato-nazione, rilanciando
le spese militari, a discapito delle politiche sociali e d’inclusione.
Una politica miope preferisce
l'Europa degli egoismi a un progetto di pace che richiede cessione di sovranità
verso l'alto (Europa politica) e verso il basso (autogoverno territoriale).
In vista delle
prossime amministrative, sull’autogoverno, occorre una riflessione.
Il crescente ruolo
esercitato dai comitati di cittadini all’interno dei sistemi politici locali è
anche conseguenza della crisi e della
disarticolazione dei partiti e dei corpi intermedi.
A Pistoia viviamo l’evanescenza
della politica “tradizionale”, la mancanza pluridecennale di un ricambio, il
distacco sempre più forte dal territorio, un approccio consociativo e
autoreferenziale che coinvolge spesso anche molte opposizioni.
Viviamo
e lavoriamo in una città molto ricca di potenzialità congelate da un blocco d’interessi
che non vuole lasciare spazi ad alternative.
Si
tratta di rompere una crosta politica consolidata, in questi anni, da una
chiusura spocchiosa e arrogante che vegeta nella propria autosufficienza senza
cambiamenti sostanziali.
Per questo il
ricorso a comitati civici si rivela una risposta efficace; non è una novità
assoluta: alcuni comitati esistono da oltre vent’anni.
Una coalizione di
cittadinanza è vincente se accetta di proporsi come veicolo di partecipazione
lontano dal modello NIMBY (tutto, ma non nel mio giardino) e distante da modalità
organizzative improvvisate.
Fondamentale è una
capacità di proposta, non solo su alcuni temi e luoghi, ma come paradigma di
una visione alternativa.
Una rete dei
comitati, organizzati e strutturati, è la risposta programmatica per realizzare
ciò che Habermas definisce: “il potere comunicativo della società civile
organizzata”.
Tale
“potere” deve svilupparsi "cominciando dagli ultimi", dal basso, per
dare valore a ciò che è stato smantellato spesso in modo subdolo, per
riappropriarsi di spazi di discussione e unire anche persone scoraggiate e
abbandonate se stesse, senza una rete comunitaria.
Uno dei
mali di questo tempo è la perdita di fiducia nel futuro, l'isolamento nel far
fronte, in solitudine, alle continue sfide di ogni giorno.
Non si
parte dal nulla.
In questi anni un
grande lavoro sociale è stato fatto, patrimonio per la città: pensiamo, ad
esempio, alla campagna ’“acqua come bene comune”, dandone merito a chi se ne è
fatto coraggiosamente e ostinatamente carico.
Sono state messe in
agenda questioni fondamentali che hanno sbugiardato il teatrino politico e
amministrativo locale, basato anche sul sistema delle società partecipate: temi
concreti e connessi al territorio (le bollette dell’acqua), ma anche tasselli
di tematiche generali (l’acqua, patrimonio dell’umanità, al di fuori delle
logiche di profitto).
Tutto ciò necessità
di un completamento.
E’ il tempo di
politiche locali migliori e inclusive, di risposte concrete ai cittadini,
attraverso la capacità di pensare, organizzare, promuovere, in prima persona, visioni
alternative e strumenti di partecipazione e innovazione.
Non solo rispetto
al servizio idrico, ma all’intera sfera dei beni comuni: dal trasporto pubblico
locale alla tutela del territorio, dall’urbanistica alla mobilità, dal decoro
urbano alla gestione e valorizzazione dei rifiuti, dai servizi per il lavoro e
contro povertà ed emarginazione a quelli educativi, da una sanità martoriata e
vittima d’interessi speculativi, fino alla valorizzazione del commercio di
prossimità, senza tralasciare le aree dimenticate e periferiche.
La
cronica mancanza di prospettive occupazionali, l'incuria per il verde appena
fuori dal centro, la sporcizia pervasiva, gli esercizi commerciali che chiudono
in varie zone, sono segni di degrado che necessitano di essere presi sul serio.
Una “cultura”
che non diventa veicolo di crescita umana e sociale, ma rimane lettera monca
dentro i musei diviene solo un esercizio di retorica e lusso per chi se lo può
permettere!
La rete dei
comitati di Pistoia ci sembra una risposta per mettere al centro temi fondamentali
per la vita delle persone e non per il perpetuarsi infinito di un ceto politico
inconcludente.
E’ necessario, in
questa città più che altrove, allargare lo spazio pubblico della politica.
E’ una sfida
appassionante: cogliere, anche in vista della sfida elettorale, ma non solo, un’esigenza
di rappresentanza dal basso, fondata su interessi e valori diffusi, unione di
esperienze e non di particolarismi, veicolo di buone politiche e buona
politica.
Bisogna rigenerare
la democrazia, a partire dal locale, valorizzare il merito e le competenze
nelle persone che si candidano per l’amministrazione cittadina.
Persone che non si
sentano predetestinati, ma portatrici e portatori di spirito di servizio e di
un programma di cambiamento.
Per tutto ciò, lo
scriviamo non ritualmente in occasione dell’8 marzo, occorre probabilmente
superare il tabù di una guida della città da sempre in mani rigorosamente
maschili.
Il tempo stringe:
bisogna rompere gli indugi e mettersi in cammino.
Partiamo da noi
stessi, perché, come diceva il rabbino Hilel verso la fine del I secolo a.C.: "se non lo faccio io, chi lo farà? se non lo
faccio adesso quando lo farò? se lo faccio solo per me stesso, chi sono
io?" Insomma, se non ora quando?
Francesco
Lauria, Massimiliano Filippelli, Francesca Pellegrini, Serena Visco
http://www.pistoiafuturo.blogspot.it
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Linea Libera
/http://www.linealibera.info/allargare-lo-spazio-pubblico-della-buona-politica-se-non-ora-quando/
La Voce di Pistoia
http://www.lavocedipistoia.it/ a43310-lettera-aperta- superare-il-tabu
Report Pistoia
http://www.reportpistoia.com/agora/item/46078-allargare-lo-spazio-pubblico-della-buona-politica-se-non-ora-quando.html
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