martedì 24 ottobre 2017

My name is Adil: gli occhi migranti di un bambino e un lungo viaggio che ci parla

di Francesco Lauria


Un film indipendente, prodotto attraverso il crowfunding, con attori non professionisti.

Una storia vera, quella di Adil, un bambino che vive nella campagna del Marocco, in una delle zone più povere del paese, con la madre, i fratelli e il nonno capo-famiglia.

E’ un mondo povero, duro, dove fin da piccoli si lavora per ore nei pascoli, gli adulti possono essere rudi, studiare un privilegio per pochi.

Gli occhi fanciulli amano la propria terra, ma vedono i propri compagni invecchiare precocemente, tra le greggi.

El Mati è il padre di Adil.

Come centinaia di migliaia di altri marocchini è, da anni, emigrato in Italia, a Milano.

All’epoca non esistevano telefoni satellitari, la voce di un padre giunge da lontano, nell’unico telefono del paese, di tanto in tanto.

Adil vuole un futuro diverso e, tra mille difficoltà, con un viaggio complesso, riesce a raggiungere il genitore e ad allontanarsi da uno zio patrigno che sfrutta lui e i suoi fratelli senza amore e senza rispetto.

Migrare è una grande scommessa verso il futuro, è la speranza di un incontro e di un riscatto, ma è anche una frattura, una separazione dolorosa dalla propria storia, dal proprio “io” e, insieme, dal proprio “noi”.

A tredici anni Adil scopre un nuovo mondo. L’Italia, Milano non sono il sogno sognato, almeno all’inizio non il luogo della favolosa “svolta”. Piano si può permettere di studiare, crescere, amare, costruire nuovi legami. L’Italia, non senza dolore, entra nell’io e nel noi.

Il film ci accompagna in dieci anni di costruzione di questa nuova idenità mista: di un bambino divenuto ragazzo e poi giovane adulto.

Ci accompagna anche nel viaggio di un (temporaneo) ritorno.

Dopo dieci anni di assenza dal Marocco, Adil, ritorna, infatti, nel suo paese, intraprendendo un viaggio di ricerca e di riscoperta delle proprie radici, che lo aiuti a intrecciare i fili della sua storia e della sua identità, perché: “solo se conosci da dove vieni, puoi sapere chi sei”.

Questo film è stato proiettato nelle scuole, nelle carceri, nei consolati, nelle sedi sindacali, nei festival indipendenti di mezzo mondo.

Un viaggio di parole, immagini, poesia, silenzi, lacrime e sogni, realizzato senza finanziamenti e in modo indipendente.

My name is Adil ha accompagnato, in oltre un anno di passaparola, il tema della migrazione nelle nostre città, attraverso una storia che raccoglie infinite altre storie: la migrazione e l’identità culturale molteplice affrontate dal punto di vista dei bambini e dei ragazzi.

Oltre ogni percepita “emergenza”.

Ma come nasce il film?

“Sarebbe la prima volta che un ragazzo che non sa niente di cinema arriva in un altro paese, impara a fare un film e racconta la sua storia”. Tre anni prima dell’uscita del film, quando tutto quanto era poco più di una scommessa, Gabriele Salvatores aveva commentato così il progetto di Adil Azzab, oggi educatore in una comunità per minori, di raccontare la propria storia attraverso il cinema.

A Milano, Adil, elettricista, grazie all’incontro con un Centro di aggregazione giovanile, aveva, infatti, scoperto la passione per il cinema e la fotografia. Grazie a un gruppo di sostenitori che hanno partecipato a un crowdfunding per la realizzazione del progetto, e con pochissimi mezzi, Imagine Factory, assocazione da lui fondata, ha realizzato “My name is Adil”.

Il film, che il 24, 25, 26 ottobre, arriva nelle sale  italiane, ha vinto numerosi premi e riconoscimenti in tutto il mondo, l’ultimo al festival del cinema indipendente di Tangeri.

Questo film realizza una magia: parla a tutti. Ci racconta non solo una storia, ma un viaggio che ci porta di fronte, come avrebbe detto Kapucinski, all’altro. “Per conoscere se stessi bisogna conoscere gli altri: gli altri sono lo specchio in cui ci vediamo riflessi, commenterebbe Richard Kapucinski. Adil ci racconta come ha conosciuto l’Italia attraverso i suoi occhi di bambino proveniente dal Marocco e come ha riconosciuto il Marocco, attraverso il suo nuovo sguardo, la sua nuova vita, da giovane adulto.

Con questo film, girato per lo più in arabo, con sottotitoli in italiano, tutti noi, italiani, migranti, “molteplici”, abbiamo la possibilità di riconoscere meglio noi stessi. Proprio negli occhi dell’altro, senza fuggire: guardando di fronte e dentro di noi.

Senza edulcorare alcunchè, vivendo, tentando di controllarla e trasformarla, anche la rabbia che portiamo dentro, il senso di ingiustizia, la paura dell’abbandono.

Consapevoli che è con l’incontro che questa rabbia si può trasformare in opportunità e progetto, in uno sguardo non uniforme, ma condiviso e più profondo. Che cura le ferite e ci fa ascoltare la musica, a volte allegra, a volte triste, di un viaggio che chiamiamo semplicemente vita.

Pubblicato suhttp://www.reportcult.it/cinema/item/1463-my-name-is-adil-gli-occhi-migranti-di-un-bambino-e-un-lungo-viaggio-che-ci-parla.html

In sala in Toscana:
FIRENZE – Cinema Stensen: 24 ottobre 2017 - Ore 16/ 20/ 21.30; 25 ottobre 2017 - Ore 17/ 20/ 21.30
26 ottobre 2017 – Ore 19.30
FIRENZE – Cinema Adriano: 24 ottobre 2017 - Ore 21,30
CERTALDO – Multisala Boccaccio cinema teatro: 25 ottobre 2017 - Ore 20
PISA - Cinema Caffé Lanteri: 24 ottobre 2017 - Ore: 18; 25 ottobre 2017 - Ore: 20.
PRATO – Multiplex Omnia Center: 24 ottobre 2017 – Ore 21; 25 ottobre 2017 - Ore: 21; 26 ottobre 2017 - orario da definire
COLLE DI VAL D’ELSA – Cinema teatro Sat'Agostino: 25 ottobre 2017 - Ore 21,15
POGGIBONSI - Cinema Garibaldi Poggibonsi: 24 ottobre 2017 - Ore 20; 25 ottobre 2017 - Ore 20




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