martedì 28 febbraio 2017

Il Cappellaio Matto:
uno spazio per aiutare i bimbi 

(e non solo...) 
a vivere liberi e creativi

Francesca Pellegrini è una di quelle persone che quando incontri ti lasciano un segno.Circa un anno fa, raccontai su Report, la sua grande scommessa di libertà nella realizzazione di una ludoteca (Il cappellaio matto) in spazi che per anni erano stati chiusi e abbandonati in Porta al Borgo. Forte era la mia curiosità nel varcare i locali de "Il cappellaio Matto".

Per tre anni avevo abitato di fronte al fondo, vuoto come altri nella zona, che, tra via Gora e Barbatole e Porta al Borgo, ospitava un tempo un oleificio.
La ludoteca aveva aperto giusto un mese dopo il mio trasferimento, ma, ogni volta che ripassavo per il quartiere, i colori della targa e i disegni dei bambini appesi alle finestre davano un senso di allegria nuova a questa zona così significativa di Pistoia.

Quando entrai nella ludoteca per intervistare Francesca stava per iniziare un laboratorio di musica e lettura: i bambini, con qualche genitore, erano seduti intorno ad un arpa. Anche se il silenzio non era proprio quello di una sala da concerto, le parole e le note cominciarono subito a regalare la loro mai finita magia.


Francesca Pellegrini (nella foto  insieme a Dania Ballati), fondatrice e coordinatrice della ludoteca, era, come sempre, un fiume in piena.
Educatrice da quasi vent’anni, sempre nel privato sociale, mi ha raccontato la sua passione per la pedagogia, che l’ha portata ad occuparsi a lungo di bambini con handicap psico-fisici anche molto gravi, nell’ambito dei centri socio-educativi e di riabilitazione convenzionati con la Asl di Pistoia.

“Di lì, raccontava Francesca – ho iniziato l’esperienza nelle scuole dell’infanzia, in particolare nel mondo dei bambini da zero tre anni. Ho sempre teso – mi diceva - ad occuparmi dei bambini non solo dal punto di vista della struttura in cui mi trovavo, ma nella loro totalità. Per questo l’esperienza nella scuola, pur se gratificante, cominciava a starmi stretta, con i suoi orari, i suoi riti, le sue procedure convenzionali. Sentivo venire meno la mia componente creativa, libera, ludica”.

Per trovare spazio ed idee innovative Francesca si è spinta in Emilia, a Modena, dove, come in gran parte della Regione Emilia Romagna, esiste una tradizione molto strutturata di ludoteche che spesso operano in sinergia con istituzioni e servizi pubblici.

“Mi è piaciuta molto questa realtà e ho cominciato ad entrarci dentro. A Pistoia e in buona parte della Toscana, non esistono esperienze simili, sembrava quindi un azzardo provare ad imbarcarmi in questa avventura.
Insieme a Dania Ballati , che ha un percorso professionale simile al mio e con cui da sempre siamo state in grande sintonia, abbiamo deciso di provarci e abbiamo stilato insieme un progetto educativo e pedagogico, pur nel vuoto normativo e di regolamentazione della Regione Toscana e del Comune di Pistoia.
Ludoteca è un temine molto abusato, proprio per questo abbiamo scelto di collaborare con l’associazione nazionale delle ludoteche italiane (Ali – Per giocare) e ci siamo attenuti alla loro carta nazionale.".

“La ludoteca – mi spiegava Francesca – dovrebbe essere un servizio integrativo all’infanzia, ma a Pistoia non è riconosciuta a differenza del Comune di Firenze dove, grazie anche al coinvolgimento dell’Istituto Innocenti, c’è, da tempo, una collaborazione molto strutturata e proficua tra ludoteche e amministrazione comunale.”

“E’ chiaro – continuava – che noi non lavoriamo sulla continuità educativa: il bambino viene liberamente, quando la famiglia ha bisogno, approfittando di flessibilità negli orari e nei servizi offerti.
Non ci sono i rituali e i tempi di una classe, ma l’immersione nel gioco: libero, simbolico, sociale, creativo”.


Il Cappellaio Matto è diventato da sogno a realtà, grazie anche al supporto del Microcredito Pistoiese che ha permesso l’apertura di un mutuo tramite la Fondazione Un raggio di luce e il Centro di ascolto della Misericordia di Pistoia.”

“Abbiamo cercato un luogo centrale e bello, come meritano i bambini, non volevamo solo riempire uno spazio e un tempo, creare un “baby parking. Anche l’arredamento è stato realizzato apposta per noi, a misura di bambino: i piccoli non hanno bisogno degli adulti per scegliersi cosa fare o come giocare.
I bambini devono poter osservare e sperimentare, quasi mi ammonisce Francesca, noi adulti non possiamo decidere tutto, frustrando desiderio di autonomia e capacità di osservazione. Non possiamo continuamente tradurre, non sempre, peraltro, siamo in grado”.

Oltre alle attività di gioco, la ludoteca organizza laboratori concentrati soprattutto nella giornata di sabato.
Dai percorsi di lettura, fino alla costruzione di giochi, una delle collaborazioni più forti è stata stabilita con l’associazione Tea (Teatro Educativa Animazione) di Pistoia, con l’allestimento di percorsi brevi, di 45 minuti, proposti ai bambini e alle famiglie.

La ludoteca, mi spiegavano Dania e Francesca, è uno spazio aperto, i genitori possono entrare infatti in qualsiasi momento, non solo in orari precisi, come in altre situazioni.

Alcuni genitori sono anche entrati a far parte dell’associazione: “Il Bianconiglio”, che affianca le attività del “Cappellaio Matto”.

Ma come è stato l’inserimento in Porta al Borgo?
“All’inizio, mi rispondevano le educatrici, c’era una moderata curiosità. La svolta è arrivata a giugno luglio con il centro estivo. I disegni alle finestre e il movimento ci hanno reso visibili nel quartiere, abbiamo anche iniziato a collaborare con i commercianti della zona.
Il 25 aprile, la ludoteca viene aperta, in occasione del tradizionale pranzo in strada, organizzato dal circolo Ho chi Min, in occasione della Festa della Liberazione.”
Certo, come per tutte le novità qualche problema non è mancato, anche per la difficoltà di parcheggio.

Al Cappellaio Matto, volutamente, non c’è nulla di tecnologico.
Mi viene spiegata la scelta di far sperimentare ai bambini da zero a dodici anni, uno spazio ed un tempo che, spesso, con la tecnologia viene rubato.
“Il gioco elettronico isola il bambino dal gruppo e dall’ambiente. Nella giusta misura possono essere utili, ma non vogliamo alimentarne l’utilizzo”
Ma cosa si nota - chiedevo - in questi bambini ipermoderni, nativi digitali?
“Ai bambini – rispondeva Francesca, va spiegato dove sono, perché ci sono. Spesso vengono presi e portati nelle situazioni, non si risponde ai loro bisogni reali. Bisogna parlare con i bimbi, più sono consapevoli, più sono sereni”.
Discorriamo di mancanza di relazione e comunicazione. Rimane il dubbio se tutto ciò sia dovuto alla mancanza di tempo degli adulti o alla loro paura.


Ho chiesto a Francesca come Pistoia ha reagito alla novità della ludoteca.

“Credo sia stato apprezzato che il nostro ambiente non sia per nulla commerciale, certo la nostra è una città quasi terrorizzata dalle novità. Stiamo piano piano facendoci conoscere. Penso all’organizzazione dei compleanni che noi viviamo con i soli bambini, come celebrazione della nascita. Da loro è molto apprezzato e tornano volentieri”.

Sono state stipulate alcune convenzioni mentre le principali comunicazioni viaggiano attraverso la pagina Facebook.

C’è tempo per un ultimo tema importante.
“Da quando abbiamo aperto, visti i nostri originari passioni e profili professionali, abbiamo fortemente voluto che Il cappellaio matto, fosse un luogo anche per i bambini con difficoltà e bisogni speciali. Ci stiamo riuscendo a poco a poco, con pazienza, determinazione e continua messa in discussione”.
I bimbi con problematiche e handicap giocano e interagiscono insieme agli altri, anche di fronte a me.
La sperimentazione dell’integrazione è tangibile, quanto apparentemente quasi invisibile.
I bambini tra loro riescono a superare molte barriere e questo è davvero una fonte immensa di gioia e di insegnamento, non solo per Francesca e Dania, ma anche per Caterina, Diletta, Irene, giovani educatrici che collaborano presso la ludoteca.

L'ultima domanda che ho fatto a Francesca, un anno fa era, quasi ingenua, dato tutti gli ostacoli che sono arrivati dopo dall'amministrazione comunale e che nemmeno potevo lontanamente immaginarmi.

Quali sinergie . chiedevo - ci sono con l’amministrazione comunale?
Il sorriso, devo ammetterlo, - scrivevo su Report -un po’ si spegne. Senza polemica mi dicono che dal comune la risposta è stata quella di non interesse. 
Un po’ deludente, forse ciò che non è normato, “catalogato”, non ha rilevanza.

I canti dei bambini ci sommergono e questa, scrivevo, "è la cosa più importante".

Ora, però, un anno dopo, la riflessione non può che essere questa: se Pistoia, come si scrive e si pubblicizza ovunque, ambisce ad essere una città e una comunità educante, a partire dai più piccoli, come è possibile che non si riesca a costruire, nella progettualità condivisa, un rapporto positivo tra pubblico e privato sociale nell'interesse dei bambini e delle famiglie, a partire dai più fragili?

A questa domanda, occorre, senza alcun dubbio, provare a dare una piena risposta.

Francesco Lauria


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