venerdì 24 febbraio 2017


P come Provincia, D come discriminazioni, C come Capitale sociale perduto.



Ricordo molto bene la prima volta che mi recai a Pistoia in vita mia.

Erano i primissimi mesi del 2006.

Come ricercatore precario del Cesos, Centro Studi Economici Sociali e Sindacali, avevo iniziato la ricerca di "buone prassi" in Toscana e in Vento per il Progetto Leader: "Lavoro e occupazione: senza discriminazioni etniche e religiose".
Ricordo quel mio primo progetto, con grande affetto, fu il primo progetto nazionale e transnazionale di ricerca in cui fui coinvolto.

Al di là dell'ambito di studio, uno degli aspetti concreti del progetto, che coinvolgeva, nella sua dimensione nazionale e internazionale, istituti e realtà importanti, come l'IMED, l'Ires Cgil, l'Arci nazionale, l'Anolf Cisl, era quello di promuovere le RITA: Reti di iniziativa territoriale contro le discriminazioni
.
Erano gli anni in cui l'UNAR, l'istituto promosso dalla Presidenza del Consiglio, in questi giorni nell'occhio del ciclone, muoveva i primi passi: se ne scorgevano già allora tutti i limiti.

Nella ricerca delle buone prassi mi imbattei in realtà significative: in Toscana, ricordo fra tutte l'esperienza di Villaggio La Brocchi a Borgo San Lorenzo. ( http://www.progettoaccoglienza.org/index.php?id_text=220 )

Quella di Villaggio La Brocchi era un'esperienza davvero innovativa e singolare, figlia degli insegnamenti di Don Lorenzo Milani, applicati al tema delle migrazioni e dei rifugiati.

Tornando a Pistoia, mi fu segnalato, come esperienza istituzionale di rilievo, il Centro Antidiscriminazioni della Provincia.

Ricordo il viaggio in treno e il mio arrivo in questa città.
Ero in anticipo ed ebbi il tempo di ammirare il Duomo e il Battistero e di fermarmi ad acquistare, per mio padre, un bottiglia di vino locale, inteso come pistoiese, non solo toscano.
Ricordo perfettamente il pensiero: "non mi dispiacerebbe tornare a vivere in una piccola città come questa", ed ero solo al termine del primo dei quasi sette anni, poi vissuti nella capitale.

La Provincia di Pistoia aveva promosso un Centro Antidiscriminazioni innovativo e positivo: un'iniziativa istituzionale sostenuta però con il pieno coinvolgimento del mondo dell'associazionismo, dei centri per l'impiego, dei sindacati.

Non si trattava, ovviamente, di grandi numeri.
Ma l'intervento, solo per fare un esempio, nella montagna pistoiese per favorire l'integrazione di una famiglia di rifugiati, in un contesto provenuto e ostile, terminato con un pieno successo, da entrambe le parti, mi sembrò un'esperienza interessante da cui partire e la cui eco, mi fa riflettere oggi, di fronte alle promesse di sollevazione contro l'eccesso di rifugiati, in contesto come quello di Marliana.

A quel tempo era in pieno svolgimento l'azione per il riconoscimento di status di rifugiato per un cittadino albanese omosessuale che aveva subito, nel suo paese, pesanti discriminazioni, anche lavorative.
Fu un altro piccolo, grande successo che portò, per qualche istante, il Centro Antidiscriminazione agli onori della cronaca nazionale.

Oggi, con la crisi delle Provincie, l'attività del Centro è sostanzialmente svanita, il patrimonio di esperienze e relazioni tristemente disperso.

Ovviamente anche in quegli anni le attività si reggevano su precari finanziamenti regionali ed europei, ma erano comunque un segno di un'azione positiva delle istituzioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà, verticale ed orizzontale, per sostenere i più deboli e per lavorare ad un'integrazione positiva, anche nei contesti più fragili e sperduti del territorio.

Portammo l'esperienza di Pistoia al convegno finale del Progetto a Roma, anche come esempio da trasmettere ai colleghi francese e spagnoli.
Successivamente il Centro Antidiscriminazione, vinse anche il Premio "Dire & Fare" del concorso: Città Ideale. (vedi foto)


Probabilmente è grazie a queste esperienza che sono stato sempre convintamente contrario all'abolizione delle Provincie.

Quella della Provincia, se non è artefatta, è, infatti, la dimensione ideale, a mio parere, per lo sviluppo di alcune politiche di coesione territoriale, a partire dalla tutela della persone e delle aree territoriali più deboli e fragili.

Oggi, se si cerca di visitare le pagine del Centro Antidiscriminazione di Pistoia sul sito del'ente appare un mesto: "fase di ristrutturazione".

Rispetto ad undici anni fa, senza alcun dubbio, anche alla luce del rigetto nazionalista e xenofobo che sta penetrando nel profondo della nostra società, la mission e la forza di questa piccola positiva realtà pistoiese avrebbe dovuto essere potenziata ed arricchita e non dispersa.
Il Centro Andisicriminazioni è stato vittima incolpevole di scelte populiste di governo, che continuano a fare danni, nonostante siano state sonoramente bocciate dalla volontà popolare.

Francesco Lauria

(Pubblicato su Report Pistoia, il 25 febbraio 2017:  http://www.reportpistoia.com/agora/item/45690-p-come-provincia-d-come-discriminazioni-c-come-capitale-sociale-perduto.html )


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