sabato 29 aprile 2017



Un partito oligarchico senza ali nè radici.
 Perchè oggi NON voterò alle primarie del Partito Democratico.


Oggi non voterò alle primarie del Partito Democratico.
Non lo farò per una serie molteplice di motivi, in primis a seguito di politiche che, in questi anni, non mi hanno per nulla convinto: schiave, come sono state, del pensiero unico neoliberista, con il passaggio, per me decisivo, dell'ultimo referendum costituzionale.
Ma c'è un altro motivo profondo che mi convince a disertare.
La fortissima crisi di questo specifico modello di partito che, almeno nella città in cui vivo, Pistoia, nelle sue varie forme, è al potere da sempre.
La retorica che sento ripetere in questi giorni su: "l'unico partito democratico, non solo nel nome, rimasto", mi fa riflettere amaramente, di fronte alla mia esperienza concreta.
Per carità, massimo rispetto per i volontari e i militanti, che, proprio in questo momento, aprono i seggi e anche un sorriso compassionevole, verso coloro che erano capibastone di questa formazione politica in città e ora si presentano come verginelle civiche, in vista delle prossime elezioni comunali.
La crisi dei partiti, ovunque in Europa e nel mondo, ma con particolare intensità in Italia, è radicale: sono convinto, non da ora, che occorrano forme nuove di partecipazione, mobilitazione e appartenenza. Con la consapevolezza che il distacco dei cittadini dall'impegno per la polis è forte soprattutto se non si costruiscono, dal basso, forme di rappresentanza e di inclusione alternative.
Non è una sfida semplice, per carità, e va vissuta con modestia e ostinata speranza, ma non è rimandabile, è davvero a rischio la democrazia, ad ogni livello.
Ripubblico due articoli, del 2013 e del 2015, credo significativi, sulla mia deludente, e per nulla singolare, esperienza nel Partito Oligarchico, pardon "Democratico" di Pistoia (Aispoti)... in forma di racconto. 
L'ultimo si conclude con una nota di speranza che si infranse contro un muro di gomma, questa volta regionale, un paio di mesi dopo.

Francesco Lauria

Samuel e il congresso del Partito Oligarchico della città di Aispoti


Quando, ormai un paio di settimane fa, Samuel si decise a varcare la soglia del Circolo dello Snerope del Partito Oligarchico era da molto che non entrava in una sede di Partito. In realtà quello era un soprattutto un circolo ricreativo e probabilmente in precedenza era stato una “Casa del Popolo”.
Samuel pensava di averle viste tutte, in passato, nei congressi locali, regionali, nazionali, europei a cui aveva partecipato. Si sbagliava.
Nella piccola città di Aispoti da alcune settimane era un gran organizzare di tesseramenti e cordate, nemmeno fossimo tornati a quella “Repubblica dei partiti” che era stata descritta tanti anni prima, con le sue degenerazioni, da uno storico molto caro a Samuel.
Il nostro aveva avuto un sentore piuttosto vago di quello che stava succedendo, in fin dei conti si era trasferito ad Aispoti da non troppo tempo ed era completamente al di fuori di certe dinamiche. Intendiamoci. Samuel, forse con qualche eccesso giovanile, non aveva mai accettato compromessi e aveva gettato più di una opportunità politica sull’altare del rispetto delle regole.
Ma non è di Samuel che vogliamo parlare, ci interessano il Partito Oligarchico e la città di Aispoti. Il Partito Oligarchico governava da sempre la città e quindi il controllo del partito e dei suoi circoli era sempre stato fondamentale per gestire, anche dal punto di vista amministrativo, la piccola cittadina.
Prima dei congressi “di circolo” i vari gruppi di potere del partito, di diramazione locale e nazionale, si erano accordati sostanzialmente su tutto, fatta salva una frazione: i cosiddetti “zeinari” puristi che si distinguevano dal gruppo degli “zeinari acquisiti”. Ma nel circolo di Samuel anche i “cosiddetti” puristi si erano inseriti nell’accordo complessivo e non facevano tante storie. Ebbene il congresso ha inizio. Dopo la presentazione, svogliata, del candidato segretario del circolo dello Snerope e dei candidati comunale e provinciale (o più spesso di loro delegati) Samuel si aspettava si aprisse, almeno, un breve dibattito. In fin dei conti si eleggevano i dirigenti del Partito Oligarchico per i prossimi tre, se non quattro anni!
Nulla, la gente continuava ad arrivare, a iscriversi (lo si poteva fare fino all’ultimo) e ad aspettare di mettere una croce o un numero su una lista precompilata su cui vi erano nomi che quasi nessuno conosceva, ma che erano stati decisi giorni prima nel tavolo delle correnti. Quello che succedeva al circolo dello Snerope e in tutta Aispoti, si scoprirà presto avveniva, più o meno con le stesse modalità, in tutto il Paese. Non era possibile esprimere preferenze, esattamente come nel sistema elettorale nazionale che aveva allontanato molti cittadini dalla politica e che il Partito Oligarchico, a parole, combatteva fermamente. Nemmeno laddove, come al circolo, la lista era unica.
La scena aveva dell’incredibile. Di fronte alla presidenza, guidata da un giovane zelante del Partito Oligarchico, vi era una serie di sedie vuote dove sedevano solo Samuel e un ex parlamentare del Partito. Tutti gli altri stavano seduti o sdraiati a chiacchierare sui divanetti in attesa solo di votare quello che era stato loro comandato. Evidentemente nella certezza di trarre qualche piccolo o grande vantaggio dal loro voto. Oggetti o complici di un tradimento della Politica. L’unico che faceva altro era un bimbo molto piccolo, intento a mangiare il proprio sacchetto di patatine, ma che era comunque tra i più attenti dei partecipanti. Terminata la breve presentazione dei candidati, Samuele e l’ex deputato avevano più volte chiesto di poter intervenire, ma erano stati guardati con sorpresa e fastidio dal giovane zelante che aveva aperto le operazioni di voto, senza nemmeno tentare di aprire il dibattito. Una folla di persone, molte di più degli iscritti al Circolo Snerope negli anni passati, aveva iniziato ad assieparsi in una fila rumorosa, ma tutto sommato disciplinata, diciamo volta all’obbiettivo, esattamente davanti alla presidenza.
Sia Samuel che l’altro ingenuo partecipante che pure aveva rischiato, in passato, di essere candidato sindaco della città di Aispoti, si resero rapidamente conto che a nessuno interessava del congresso, o di quello che avrebbero voluto condividere, ma tutti dovevano solo disciplinatamente esprimere un voto. A seconda dei risultati dei voti del circolo Snerope e dei tanti circoli che in contemporanea o quasi stavano votando, i pallottolieri delle correnti avrebbero disegnato la nuova mappa del potere del Partito Oligarchico nella città di Aispoti. Nessuna partecipazione, nessuna appartenenza, nessuna discussione. Solo una procedura, parecchio triste e desolata.
Samuel, a quel punto, messi via i foglietti preparati nella notte precedente per l’intervento, pensava ad un romanzo che aveva letto mesi prima: il bel testo della giovane Alessandra Fiori, intitolato “Il cielo è dei potenti”. Un libro che racconta una difficile, ostinata, infinita corsa verso il potere. Una ricerca del potere (diciamo chiaramente: un “potere per il potere”) tutta raccontata all’interno della repubblica dei partiti, decenni prima del congresso del circolo Snerope che si stava svolgendo. Un libro immerso in fumose sezioni che narra l’ambiguo fascino dei meccanismi tecnocratici del potere. Tessere, correnti e congressi, protettori e compari, dominavano l’orizzonte con l’irrinunciabile lotta per rimanere in alto che rende il compromesso un pane quotidiano. Un grande, spietato gioco che, però, fa sentire vivi.
All’epoca, nei congressi delle sezioni di quartiere si praticava “l’imbussolamento” (voto falsificato in partenza) e tutto ciò portava ai signori delle tessere, alle elezioni comunali, alle commissioni urbanistiche e all’abusivismo edilizio, passando per infinite cene elettorali, sotterfugi, trucchi.Probabilmente il Circolo dello Snerope non aveva oggi più molto a che vedere con un mondo in parte crollato con la fine della Repubblica dei Partiti e che, forse, nella città di Aispoti era un filo meno degenerato che nel romanzo che descriveva la politica in una capitale. Cambiano i meccanismi, i contenitori, le modalità. Ma probabilmente, pensava Samuel, osservando il triste congresso del Circolo Snerope, in una giornata grigia di fine ottobre nella città di Aispoti, finiti i partiti di massa, il sistema è comunque, con alcune varianti, rimasto simile fino ad oggi. E’ il persistere di un certo tipo di politica che uccide la partecipazione, trasforma i partiti in comitati elettorali e ci mostra anche che la società tutta non era e non è poi così migliore.
Qualche giorno dopo, un altro giovane zelante, rieletto segretario provinciale del Partito Oligarchico della città di Aispoti, poteva annunciare con soddisfazione sulla stampa locale la grande partecipazione dei “militanti” e degli iscritti ai congressi che si erano svolti. Auguri.
Francesco Lauria

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