sabato 1 luglio 2017

IL PRIMO DI LUGLIO: 
un sogno tra i girasoli e il mare



Ieri, addormentando mio figlio con una storia non letta, ma immaginata, mi sono ricordato della data del calendario: il primo di luglio.

Alla metà degli anni ottanta, ormai più di trenta anni fa, tante cose erano diverse.

Alcune le abbiamo perse, altre inventate, altre reinventate.

Una di quelle differenti era, certamente, la vacanza, almeno per alcuni, tra cui la mia famiglia.

Essendo figlio di insegnanti avevo un privilegio: i miei occhi di bambino, che sì e no sapevano leggere, attendevano con ansia e con gioia una mattina particolare: quella, proprio, del primo di luglio.

Era il giorno in cui, con mia madre e mio padre, si partiva per il mare.

Sì, non per le vacanze, ma proprio per il mare, per un mese intero.

Fino ai campi estivi adolescenziali, con l'eccezione delle puntate familiari sulle montagne della Basilicata, per me le vacanze non conoscevano che l'acqua e labbra salate, come dice la canzone.

La mattina del primo luglio -  Jacopo - si girava insieme, come in un rito, la pagina del calendario che si trovava sul mio lettino di legno chiaro e, pronti e felici, sul presto, per evitare le code, ci si dirigeva verso l'autostrada, casello di Parma.

Per me il mare, fino a quando, pochi anni più tardi, scoprii la bellezza infinita e inaspettata dello Jonio, con le sue pecore e le sue tartarughe sulla spiaggia, era, anch'esso, uno solo.

Quel mare che qui in Toscana, prendono tutti in giro perchè, si dice, non senza tutti i torti.: "non conosce il tramonto.."

Punta Marina, Ravenna.

La casa delle vacanze, Jacopo, quella dove ci aspettavano la signora Sassarina, il gatto Martino e i cannelloni.

Ecco, forse è stata la mia prima certezza di bambino: quando qualcuno mi chiedeva quale fosse il mio piatto preferito io la risposta ce l'avevo pronta: "i cannelloni". 

Ma mica tutti, però: "i cannelloni della signora Sassarina", rispondevo, disorientando un po' gli interlocutori, specie quelli invernali.

Ma un'altra cosa, oltre al primo luglio e al mare (ancora senza l'invasione delle alghe) mi ricordo, Jacopo.

I campi di girasole.

Ce n'erano tantissimi, e io, sull'autostrada e nel paese, non facevo che cercarli, indicarli, chiamarli ad alta voce.

"Girasoliiiiii!" 

Me lo ricordo ancora.

Tu hai appena finito l'asilo nella sezione dei Cavalli, ebbene io invece ero proprio in quella dei Girasoli.

Ricordo quel giallo che ti riempie il cuore, con quei fiori che a me sembravano altissimi, maestosi, infiniti.

Era il senso, per me, dell'inizio dell'estate, quella in cui anche i miei capelli tornavano biondi, di sorrisi e di giochi, a rincorrere il gatto Martino e ad aspettare i cannelloni della signora Sassarina. Ricordo ancora il sapore e l'effetto sullo sguardo, goloso, del nonno Aldo.

Certo, come tante cose belle, anche l'estate Jacopo, la vacanza, finisce lasciandoci insieme i ricordi e l'attesa.
Ricordo ancora lo stupore della vista di un campo di girasoli, passata la metà di agosto.

Non erano piu' così maestosi, così "gialli, gialli", ma ripiegati su se stessi, avvizziti, per me irriconoscibili.

No Jacopo, non voglio addormentarti parlandoti dei girasoli ad agosto. Non solo.

Così mi sono imbattuto, quasi per caso in una poesia, firmata per nome (Davide) di cui riporto la fine, guardandoti ancora dormire, ora che è quasi passata la notte e tutti i girasoli, ancora alti, gialli e maestosi, si stanno svegliando:


"Ma mentre un girasole
si piega sulla sera
Avvolto dal triste gelo
dei raggi color cera
Io non mi nascondo
nel buio delle aiuole
Perchè solo per me
continua a splendere il mio sole
Sorridi anche stanotte
Perchè io ne ho bisogno
E finchè tu lo farai
Tutto sarà per me
Solo e sempre

Un sogno ..."

Buone vacanze, insieme, il BABBO!

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