lunedì 13 novembre 2017

Ernest Simoni: dai lavori forzati all’abbraccio di Papa Francesco e della città di Pistoia

di Francesco Lauria

Pubblicato  su: http://www.reportpistoia.com/pistoia/item/53560-ernest-simoni-dai-lavori-forzati-all-abbraccio-di-papa-francesco-e-della-citta-di-pistoia.html



PISTOIA - Un abbraccio lunghissimo quello tra don Ernest Simoni e Papa Francesco, a Tirana, il 21 settembre 2014.
Un gesto che sorprese anche i giornalisti che accompagnavano il Papa: Francesco pianse a lungo e di fronte a tutti nella cattedrale di Tirana, incontrando Don Ernest.
Una situazione inconsueta per il Papa venuto dalla fine del mondo, di fronte a questo semplice prete che aveva vissuto per 28 anni nelle carceri albanesi del dittatore Henver Oxha, pur di non rinnegare la fede cristiana nel paese che aveva imposto l’ateismo di Stato.
Un carcere durissimo, quello politico di Durazzo, dove i detenuti politici/religiosi erano condannati ai lavori forzati, sottoposti ad atroci torture, a turni massacranti nelle miniere con anche sessanta gradi di escursione termica e con privazioni costanti del sonno.
Don Simoni ha ricevuto un altro forte abbraccio, il 12 novembre 2017.
Quello di Pistoia al “suo cardinale”, in occasione del conferimento al sacerdote albanese nella Basilica della Madonna dell’Umiltà a Pistoia, del premio internazionale per la Pace dedicato a Giorgio La Pira
Un premio destinato al Cardinal Ernest Simoni. Due anni dopo il primo abbraccio, Papa Francesco ha infatti ordinato cardinale questo uomo semplice ed umile, interessato a testimoniare non solo la propria incredibile vicenda personale, ma soprattutto la sofferenza collettiva, troppo spesso sottovalutata, del popolo albanese sotto la dittatura comunista.

Padre Simoni, quando trova qualche difficoltà ad esprimersi in italiano, parla in latino e ce lo spiega: “Durante la prigionia ho celebrato la messa in latino a memoria, così come ho confessato e distribuito la comunione di nascosto”.
Nei primi anni di lavoro forzato, Simoni, doveva spaccare pietre con una mazza di ferro pesante quasi venti chili.
Ma Ernest Simoni, il “cardinale albanese” è , appunto, soprattutto per la comunità albanese, anche il “cardinale di Pistoia”.
E’ insediata, infatti, nella nostra città e provincia una fortissima comunità albanese che ha avuto in don Simoni uno tra i propri padri spirituali, poiché il sacerdote è stato, per molti anni, punto di riferimento e accompagnatore di questa comunità, così come di quella di Prato. Don Simoni ha poi accompagnato le comunità della diaspora albanese anche in altri stati, come il Belgio e gli Stati Uniti.
“Ho sempre detto ai miei concittadini migranti, allora tutti poveri, di credere nella speranza della Fede – ci racconta Don Simoni nella basilica della Madonna dell’Umiltà, subito prima che inizi la cerimonia di premiazione promossa dal Centro Studi Donati.
“Ho avuto, in questi lunghi anni, la grazia speciale della salute, per continuare a stare a fianco del mio popolo, per trasformare, ogni giorno, anche il più duro in un giorno di Pace.”
“E’ un grazia – ha continuato Simoni – continuare ad amare tutti i poveri, farlo nel nome di ciò che Gesù Cristo ci ha insegnato. L’immagine di Cristo e delle sue sofferenze mi ha aiutato anche di fronte alle torture più disumane.”
Passando all’oggi, il cardinale, con il suo sguardo gentile, ha continuato: “L’Italia, la Toscana, Pistoia sono state terre di accoglienza per tantissimi albanesi: qui molte famiglie hanno trovato casa, lavoro, luce, speranza.”
Un tema quello dell’integrazione troppo spesso dimenticato per fare posto alla retorica dell’emergenza e della paura.
A fianco del cardinale c’è don Elia Matija, parroco a San Baronto, fiero delle sue origini, da poco, ha ricevuto, dal sindaco di Pistoia Tomasi, anche la cittadinanza italiana.
Don Elia è la dimostrazione concreta delle parole di Ernest Simoni: è arrivato in Italia da bambino, sui gommoni e, racconta, insieme a tanti piccoli, c’erano anche droga e armi, in quel viaggio, insieme, della disperazione e della speranza.
Nel momento della consegna del premio rimane il tempo, per il cardinale ultranovantenne, di ringraziare la città di Pistoia con un ricordo storico.
Don Simoni cita il vertice del 1944, sul finire della seconda guerra mondiale, tra Stalin Churchill e Truman in cui Stalin non volle includere Papa Pacelli, perché “non aveva divisioni armate”.
Il Papa, racconta Simoni, aveva dalla sua una sola arma: l’insegnamento di Gesù: “ama i tuoi nemici”.
Un’arma nonviolenta che è alla base della storia, incredibile e bellissima, di questo straordinario e coraggioso testimone di Pace.

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