giovedì 9 novembre 2017

GIORGIO LA PIRA E I GIOVANI
A 40 dalla scomparsa, Pistoia premia l’associazione ispirata all’ex sindaco di Firenze
di Francesco Lauria 




PISTOIA - Solo pochi giorni fa è stato celebrato il quarantesimo anniversario della morte di Giorgio La Pira, il sindaco “santo” di Firenze, terziario domenicano e padre costituente della Repubblica.
Pensieri ed opere del professore siciliano trapiantato in Toscana sono state ricordate, ma non va dimenticata una delle eredità tuttora “vive” di La Pira: l’associazione impegnata nella formazione dei giovani da lui ispirata già in vita e che oggi ne porta orgogliosamente il nome.
L’Opera La Pira per i giovani quest’anno verrà premiata, a Pistoia, con il premio internazionale dedicato al sindaco di Firenze.
Opera La Pira è un’associazione giovanile che, fin dalle origini, si è radicata in due grande strutture di formazione: i villaggi “La Vela” di Castiglione della Pescaia, e “Il Cimone” di Pian degli Ontani in provincia di Pistoia, cui si è affiancata, più recentemente, la “Casa Alpina Firenze” di Rhêmes Notre-Dame in Valle D’Aosta.
In questi tre centri si svolgono i campi scuola estivi, elemento centrale di tutta l'attività educativa dell’associazione.
La sede dell’Opera è a Firenze, in via Gino Capponi, dove lo stesso Giorgio La Pira ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Ha sottolineato Giancarlo Niccolai, presidente del Centro Donati, da sempre organizzatore del premio: “l’idea di assegnare all’Opera il premio La Pira per la Pace, in un anno così significativo per chi si ispira alla figura del sindaco di Firenze, è stata “naturale”, soprattutto nell’ottica di una memoria che non si spegne, ma si trasmette alle nuove generazioni”.
Ma che cosa è e come agisce l’Opera La Pira?
Fondatore dell’Opera fu un’altra figura molto significativa del cattolicesimo sociale fiorentino: Pino Arpioni, che ne è stato presidente fino alla sua morte avvenuta il 3 dicembre 2003.
Arpioni decise di dedicarsi interamente alla formazione dei giovani durante i due anni passati in vari campi di prigionia tedeschi durante la guerra: “mi sono reso conto – dichiarò alcuni anni prima di morire - che la mia formazione religiosa era valida e mi ha aiutato a superare quei due anni di prigionia. Ma mi sono reso anche conto che alla mia formazione mancava l’aspetto sociale e politico; ho capito che forse il mondo cattolico, nel periodo fascista, non aveva operato come avrebbe dovuto affinché non si arrivasse alla guerra. Quindi è maturata in me l’idea che la formazione dei giovani deve tenere conto di questi due aspetti, quello religioso e quello politico - sociale”.
Questa sua attenzione si consolidò negli anni ‘50, quando fu Assessore nella Giunta Comunale di Firenze nelle amministrazioni guidate da La Pira (1951 - 1965) e quando – dopo diverse esperienze di campi giovanili “mobili” – iniziò nel 1954 la costruzione di un villaggio “fisso” proprio nella montagna pistoiese, a Pian degli Ontani.
Oggi, l’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira – Onlus è un’associazione coordinata da un nutrito gruppo di volontari: in più di 60 anni di attività sono stati oltre cinquantamila i ragazzi e le ragazze coinvolti.
Quando era in vita la presenza di Giorgio La Pira tra i giovani ha esercitato una notevole influenza nell’allargare l’orizzonte della loro formazione nel campo della solidarietà internazionale.


Qualche esempio: dopo una serie di scambi con giovani inglesi della Chiesa anglicana, particolare rilievo hanno assunto gli incontri tra i giovani italiani e russi, in tempi in cui era ancora forte il potere sovietico.
Nel 1984 l’Opera prese infatti l’iniziativa di celebrare il 25esimo anniversario del primo viaggio in Russia di La Pira recandosi a Mosca, Zagorsk e Leningrado con un gruppo di cento giovani, dopo aver definito con le autorità dell’URSS un nutrito programma di incontri a livello politico, sociale e religioso. L’iniziativa ha poi consentito il perfezionarsi di un vero rapporto di scambio, con un viaggio di giovani italiani a Mosca e a S.Pietroburgo e il reciproco viaggio dei giovani russi – di Mosca e di San Pietroburgo – in Italia, ospiti del Villaggio La Vela per l’ormai consolidata esperienza del “Campo internazionale”, riservata agli universitari.
Il desiderio di conoscere meglio e assimilare le “ipotesi di lavoro” di La Pira ha poi spinto l’Opera ad incentrare i propri sforzi sul dialogo multireligioso in Medio Oriente.
L’Associazione si è impegnata e tuttora si adopera sulla scia del “sentiero di Isaia”, la Pace di Gerusalemme tra la “triplice famiglia di Abramo”: Ebrei, Cristiani, Musulmani.
In questa prospettiva partecipano ormai da molti anni al Campo internazionale, oltre ai giovani italiani, russi e da alcuni paesi dell'Africa, anche giovani ebrei e arabi, cristiani e musulmani, provenienti da Israele e dalla Palestina.
Elemento qualificante della metodologia dell’associazione è proprio quello del campo-scuola della durata dai 10 ai 15 giorni: nell’esperienza di vita comunitaria è proposto un percorso di formazione “integrale” attraverso la riflessione, lo studio e la preghiera, anche multireligiosa, insieme ad attività ricreative.
I più disponibili vengono poi invitati a partecipare a degli incontri di formazione specifici, durante tutto l’arco dell’anno, in modo da prepararsi con un cammino costante e approfondito di animazione socio-culturale. Ogni estate l’attività educativa coinvolge circa mille ragazzi ed è animata da circa centocinquanta volontari, un terzo di questi nel territorio pistoiese.

Abbiamo incontrato l’attuale presidente dell’Opera Gabriele Pecchioli (a destra) che sarà a Pistoia, il prossimo 12 novembre alla Basilica della Madonna per ritirare il Premio Internazionale La Pira per la pace. 



Quali sono le prospettive e i prossimi progetti dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira ad oltre sessanta anni dalla Fondazione?
L'Opera intende continuare ed intensificare il servizio educativo che svolge dando sempre maggiore attenzione alle esigenze formative dei giovani, che cambiano rapidamente: un “accompagnamento” fraterno dei giovani che partecipano alle attività formative e che, secondo il suo metodo, li aiuti, pur davanti a sfide sempre nuove, a crescere come donne e uomini liberi, responsabili e attenti alla vita della comunità in cui sono inseriti. In questo è fondamentale la prospettiva del dialogo ecumenico, interreligioso e tra culture sperimentato da anni (fin dalla fine degli anni settanta, quando questo appariva molto ardito) e che trova nell'annuale Campo Internazionale la sua manifestazione più evidente. L'idea è quella di sviluppare questa singolare esperienza di “dialogo comunitario”, ispirato ai “ponti di unità e pace” pensati da La Pira, aprendo anche nuove piste di dialogo. Allo stesso tempo appare sempre più evidente la necessità di riprendere, con maggiore decisione, il filo mai interrotto della formazione sociale e politica, di cui è sempre più evidente l'urgenza. 
Il premio ottenuto quest’anno testimonia un legame forte con il territorio pistoiese. Come vivete questo rapporto con un territorio apparentemente “periferico” visto da una realtà inevitabilmente legata al contesto cittadino del capoluogo fiorentino?
Il legame con il territorio pistoiese è molto forte e nasce dal fatto che uno dei nostri centri, il villaggio “Il Cimone” si trova sulla montagna pistoiese a Pian degli Ontani. La storia del Villaggio (la “colonia” per i più anziani del posto) è intrecciata con la vita di quella comunità: un rapporto di scambio fecondo che ha visto coinvolti, fin dalla costruzione del Villaggio, moltissimi abitanti di Pian degli Ontani. Il Villaggio, in cui sono stati ospitati migliaia di giovani (fiorentini e toscani, essendo messo a disposizione anche di altre realtà associative cattoliche della nostra regione), non è per noi periferia, anzi: è il luogo “centrale”, soprattutto in inverno, della nostra riflessione e della formazione dei giovani educatori. 
Alcuni libri e articoli usciti in occasione di questo anniversario “lapiriano” hanno cercato di mettere in discussione una certa memoria, a loro parere, “ingiustamente consolidata” di Giorgio La Pira. Come vede questa contesa sull’eredità e sull’interpretazione del vostro padre ispiratore?
Non voglio entrare in polemiche. L'eredità di La Pira appartiene a tutti gli uomini di buona volontà e, soprattutto, alle nuove generazioni: “i giovani sono come le rondini, volano verso la primavera” amava dire il professore. Il pensiero di La Pira riveste una grande attualità: non si tratta, credo, di reclamarsi eredi quanto di lasciarsi interrogare dal suo pensiero. Ricordando, come è stato più volte ribadito, che nulla dell’azione di La Pira è comprensibile ignorando il piano della fede.

Nessun commento:

Posta un commento