sabato 18 novembre 2017

LA GALLERIA, FRATELLI D'ITALIA, LE STOFFE E I CINESI.


Oggi, con mio figlio Jacopo, dopo un po' di tempo in cui, forse anche inconsciamente, avevo deciso di girare alla larga, sono passato, a Pistoia, dalla Galleria. All'angolo, quella che avrebbe dovuto essere la casa delle tante associazioni promotrici di un nuovo modello di sviluppo era desolatamente non solo chiusa, ma, direi, idealmente, murata. Proprio a fianco, aperto e con molti giovani dentro, invece, un altro fondo sfitto riprendeva vita e brusio. Non ho visto bene cosa raffigurassero quadri e poster (forse è meglio così...), ma avevo di fronte la nuova sede pistoiese di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, architrave della nuova maggioranza ora al governo dell'ex roccaforte rossa. Io e Jacopo eravamo di passaggio: la nostra meta era un affascinante quanto retrò piccolo, stracolmo, negozio di stoffe, proprio dietro la Galleria. Dovevamo acquistare un pezzo di tessuto per sistemare creativamente un giacchetto invernale usato che ci era stato donato per Jacopo. Una chiacchierata con il proprietario, pistoiese, sulla sessantina, mentre Jacopo tentava con metodo l'impossibile conta delle infinite diverse stoffe presenti nel negozio. Sono stato travolto dal lamento e dall'accusa: avevo osato chiedere dove fosse esattamente la vicina sartoria cinese. Il proprietario mi ha guardato, scandendo: "Io sono contro la globalizzazione. Distrugge i nostri standard di qualità della vita." Un negozio, aperto da 49 anni, nello stesso posto dalla sua famiglia, combatte l'impari lotta contro la logica dell''usa e getta, contro la digitalizzazione, contro la pervasiva concorrenza, appunto cinese. E' chiaro che lo sguardo è limitato e un po' semplificatorio. Però le persone sono arrabbiate, non capiscono, reagiscono con rabbia e disprezzo, non riescono a darsi una spiegazione d'insieme. A dir la verità, questa sera, fatico anche io. Non possiamo rinchiuderci nelle piccole patrie, nelle comunità escludenti, nè pensare che sia un delitto acquistare una stoffa su internet, rinunciando magari a toccarla con mano e a farci consigliare da una persona in carne ed ossa. Però, io sono certo che quel negozio, quel piccolo negozio di provincia raccoglie tante storie della città, tanta umile sapienza artigiana che nel nostro tempo turboveloce facciamo davvero fatica, ancora, ad apprezzare, a vedere. Poi, in realtà, da sempre, le stoffe sono anche simbolo di commerci e di incontri. Magari romantici e inaspettati. Di contaminazione. Di una cosa sono certo: alla rabbia della paura e dei nuovi nazionalismi non dobbiamo rispondere con la distanza dei giudizi: ma con la profondità di uno sguardo che si interroga come traghettare la poesia di quel negozio retrò, nelle innovazioni e nell'interdipendenza che non si può fermare, ma nemmeno rinunciare a governare. Dal basso e credendo davvero che un mondo diverso sia possibile e necessario. Senza annullare tradizioni e identità aperte, ma con la consapevolezza che senza il noi e il con, qualunque io è destinato, prima o poi, a soccombere. A Pistoia come, un tempo, a Samarcanda.
Francesco Lauria

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