mercoledì 16 agosto 2017

SENZA RASSEGNARSI AL VUOTO DEL PRESENTE E AI NUOVI FASCISMI:                  In ricordo di GIUSEPPE DONATI E DEL SACRIFICIO DI GIACOMO MATTEOTTI




Un’estate rovente quella del 2017. Così come la fu quella del 1931, quando, in condizioni di assolutà povertà, moriva in esilio a Parigi, Giuseppe Donati.
Poco più di sei anni prima, il 18 giugno 1925,  Donati, il Direttore del quotidiano "Il Popolo", era stato costretto a lasciare l’Italia, terra che non avrebbe visto mai più, lasciando a Roma moglie e figlie in giovanissima età.
Fu la denuncia senza indugio di Donati rispetto alle responsabilità fasciste nel delitto Matteotti a decretarne la persecuzione da parte del costituendo regime.
E’ proprio nell’anniversario del ritrovamento, in un bosco nei pressi di Roma, del cadavere di Giacomo Matteotti che, con il martire socialista, vogliamo ricordare Giuseppe Donati: il suo esempio, la sua testimonianza.
Donati, cattolico democratico romagnolo, pagò con l’esilio e poi con la vita il proprio giornalismo di inchiesta, agito da rappresentante delle istituzioni democratiche, e la conseguente sfida ai meccanismi perversi del potere fascista, in via di affermazione grazie anche a coloro che vi si inchinavano, svalutando democrazia e libertà.
Donati fu anche un precursore del dialogo tra popolari e socialisti, aveva intuito, infatti, che fosse necessario saldare un blocco sociale progressista al fine di controbilanciare gli interessi conservatori e speculativi che facevano inesorabile argine, nel nostro paese, a qualsiasi reale svolta sociale a favore dei ceti più deboli, nelle campagne come nelle città.
Un grande insegnamento quello di Giuseppe Donati: anche rispetto al suo attento studio, quasi profetico, dei meccanismi perversi dell’economia finanziaria. Fu quindi un cattolico dalla fede esigente, ma profondamente aperto al dialogo con altri mondi e altre culture.
Una persona ponte, insomma, mai doma anche nelle gravi difficoltà morali e materiali dell’esilio francese, nonostante le incomprensioni con alcuni esuli antifascisti radicali che renderanno ancor più difficili e precari gli ultimi anni della sua vita.
Il ricordo vivo di figure come Giuseppe Donati come quello di Giacomo Matteotti non può essere confinato agli anniversari, ma permea le iniziative del Centro Studi di Pistoia come di altre realtà a lui dedicate.
Ha scritto Giovanni Bianchi, ex presidente nazionale delle Acli e dell’associazione Partigiani Cristiani, scomparso proprio in questa torrida estate.

“Due grandi epopee popolari come l’antifascismo e la Resistenza rischiano la noia delle liturgie ripetute.
Quando si strappano o si dimenticano le radici in genere si evocano i fantasmi del nuovismo, ma la perdita delle radici e della memoria consente soltanto di passare dal vecchio al vuoto.
 Occorre tenere culturalmente e concretamente insieme passato e futuro. Le grandi idealità del passato e gli esempi capaci di “contaminare” e affascinare le nuove generazioni”.

E’ questo il senso di un ricordo che si nutre di futuro e che non si rassegna al vuoto di un presente difficile. Un presente in cui nuovi fascismi si incuneano nelle coscienze delle persone e nella scena pubblica italiana, europea e mondiale, senza incontrare, almeno in apparenza, sufficiente ed inequivocabile opposizione di chi crede negli ideali di democrazia, eguaglianza e libertà.

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