giovedì 22 giugno 2017

Nel mezzo della “notte”

Lettera aperta a Samuele Bertinelli


Caro Samuele,

Dopo una lunghissima e difficile settimana ho iniziato a scrivere questi pensieri su un malandato treno regionale, che da Bologna mi portava verso Prato.
Un treno di poche carrozze, di quelli in cui si abbassano ancora i finestrini , con i vetri quasi tutti oscurati, almeno per una buona metà, dalle scritte colorate con lo spray.
Di fianco a me una ragazza mulatta, con i riccioli neri, sui trent’anni. Parlava in italiano, con un’inflessione indiscutibilmente emiliana e, al telefono, raccontava di un colloquio con una famiglia, per un posto di badante.  Le avevano chiesto se fosse italiana e la sua risposta era stata molto semplice: “sì, certo che mi sento italiana, anche se, formalmente, non lo sono”. Era contenta,  raccontava che la famiglia non solo l’avrebbe assunta, ma, addirittura,  voleva: “metterla in regola”.
Ho pensato all’incontro organizzato sul tema, difficile, del testamento biologico, nel quale sei intervenuto. Un incontro rispetto al quale, per altri aspetti, ti ho criticato.
Un intervento come sempre debordante il tuo, quasi senza lasciare spazio a Mina Welby.
Ricordo, però, anche le parole, più che corrette, sullo ius soli, sul ritardo del paese e delle forze politiche nel riconoscere a tanti ragazzi e ragazze nati o cresciuti in Italia, i diritti/doveri civili ed etico-morali della cittadinanza.
Dall’autunno del 2016 ho preso progressivamente distanza da un tuo modo solitario e arrogante di interpretare il  ruolo di sindaco, in rapporto ad un partito che a metà ti era pregiudizialmente ostile e per l’altra metà accettava senza dialettica ogni tua decisione.
Ho sperato e ho lottato, insieme ad altri, per costruire un campo ampio, di civismo programmaticamente orientato verso contenuti di centrosinistra,  non liberisti, un’alternativa, una via differente.
Questa alternativa, per vari motivi, non ha saputo convincere e ci ha lasciati di fronte a questo clima infuocato, con una città divisa e che, in buona parte, sembra violentemente ansiosa di rivincita e rivalsa nei tuoi confronti.
Hai molto sbagliato, hai scritto, te lo confermo.
Proprio, per questo non mi è facile votarti con entusiasmo. Ma mi rendo conto che non è giusto farsi guidare dal risentimento o dal pregiudizio.
Molti, tanti, miei amici e conoscenti, vivono il dubbio e la tentazione, che mi ha accompagnato in questa settimana, di votare scheda bianca o di annullare il voto.
Alla fine, mi sono convinto, “scegliere di non scegliere” è un errore.
E’ troppo facile.
Non è possibile non considerare queste elezioni un voto politico.
In cui misurare non solo i valori, ma anche gli obiettivi e i programmi, e in cui pronunciarsi non contro una persona o un partito, ma decidendo tra due opzioni, molto differenti.
Non è possibile rincorrere un cambiamento a prescindere da che tipo di cambiamento sia, né consolarsi con l’illusorio concetto che incendiando il centrosinistra pistoiese certamente cresceranno fiori migliori.
Appiccare un incendio è sempre un errore, in qualsiasi situazione ci si trovi.
Mi auguro che, almeno un po’, tu e molti altri abbiate compreso la lezione.
Da oggi, certamente, Pistoia è una città “politicamente contendibile”.
E’ un fatto positivo e che non potrà che rendere le persone ancora più esigenti con te e la futura giunta, se riuscirai a risalire l’onda che oggi sembra crescere a tuo discapito.
Mi aspetto una rinnovata politica di difesa dal consumo di suolo, ma allo stesso tempo una esplicita sfida per  rilanciare un florovivaismo ambientalmente e socialmente sostenibile, un impegno programmatico per il recupero delle tante aree dismesse della città, la consapevolezza che non ci sono più scuse nel far partire una vera raccolta differenziata dei rifiuti, da accompagnare percorsi partecipativi realmente inclusivi.
Mi aspetto partecipazione  che si coniughi nell’accoglienza dei migranti, come dei turisti, in politiche di valorizzazione condivisa del territorio, dei parchi, mi aspetto che tu sappia spronare in maniera diversa da quello che hai fatto in questi cinque anni, la città a ritrovare se stessa per aprirsi di più all’Europa e al mondo.
Mi aspetto un governare per e non un governare su, anche nel rapporto con i corpi intermedi, con chi non la pensa come te.
Vorrei, concretamente, tra cinque anni, nuotare in una piscina comunale, che non cada a pezzi e in cui si promuova lo sport per tutti.
In conclusione, affidandoti un voto, credo, in parte inaspettato, mi sento di consigliarti una lettura.
Sta scritto nel bellissimo dialogo tra Carlo Maria Martini e Georg Sportschill: “Conversazioni notturne a Gerusalemme” che la notte è un momento di oscurità, di immaginazione, i sensi si affinano.  Ma la metà della notte è il principio del giorno. Un cammino, in tempi di incertezza.
Vivi pienamente, caro Samuele, questi giorni e queste notti di incertezza, affina i sensi, fai muovere non solo la tua razionalità, ma anche la tua immaginazione, percorri percorsi e compagnie un po’ diverse dal consueto.
Io, non senza fatica, ho scelto di sceglierti, consapevole del rischio, ma inevitabilmente anche con la necessaria dose di fiducia.
Spero che anche altri, indecisi, lo facciano.
Perche Pistoia sia “solidale e aperta”.  Anche per i cittadini di domani,  quelli con i riccioli neri o gli occhi a mandorla, che colorano i nostri asili, al di là di quello che c’è scritto, per ora, sui loro documenti.

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