giovedì 8 giugno 2017

PALOMAR E LA PISTOIA DI BERTINELLI: 
QUEL CAMPANILE CHE SI ALLUNGA
PIU' DEL NASO DI PINOCCHIO


L'associazione Palomar è un po' il fiore all'occhiello di Samuele Bertinelli.
Durante gli anni di esilio dell'ultimo mandato Berti è stato lo strumento che ha coagulato intorno al giovane libraio, caduto all'epoca provvisoriamente un po' in disgrazia, un mondo di ambito intellettuale raffinato, una sorta di club/salotto dei "migliori".
Intendiamoci, in una città non ricchissima di centri culturali, Palomar poteva essere e, forse per un po' è stata, anche una buona idea.
Parecchi vi hanno gravitato intorno, anche tra coloro che oggi sono lontanissimi dal sindaco in carica.
Già dal 2012 è stato però evidente di come si trattasse di uno strumento totalmente funzionale e privo di autonomia, senza ambizioni particolari se non quella di essere un punto di appoggio per il sindaco.
Negli ultimi mesi essere cooptati nel comitato direttivo dell'Associazione ha significato appunto essere ammessi nel club, in quel "micco magico", se possiamo coniare questa nuova espressione, frutto di un contesto, in cui, comunque, è il primo cittadino a sentirsi di gran lunga il l'alfa e l'omega di ogni cosa.
Così, leggendo uno degli ultimi appelli al voto di Samuele Bertinelli, molto convinto di sè come al solito: «Per Pistoia vogliamo proseguire nel cambiamento. Insieme a tutti coloro che lo vorranno. Anche per tutti gli altri»  mi è tornato alla mente l'ultimo numero, del giornale di Palomar, il numero 6, semiclandestino, non pubblicato, a differenza degli altri, sul web.
E' un solo foglio, di dimensioni enormi come sempre, che contiene nel retro un raffinatissimo appello di intellettuali (più alcuni aggregati, direi non ascrivibili alla categoria, tipo Rosalia Billero) che, con tono aulicamente poetico, si rivolgono al popolo pistoiese con un esemplificativo: "Guardami, io sono la città".
Ma è l'iconografia del fronte del giornale a parlare, ancora di più, per immagini.
Un enorme campanile del Duomo di Pistoia, allungatissimo oltre le nuvole del cielo: è questa l'immagine rappresentata nella copertina.
Una sorta di mix tra il lungo naso di Pinocchio e, forse, allusione implicita ad altri, più volgari simboli di allungamenti.
E' quasi fin troppo agevole far correre il parallelismo tra le tante "bugie" propagandate dall'amministrazione uscente e il clima pseudo intellettualoide da "migliori" del mondo di Palomar.
Equivocando Calvino e quel bisogno di conoscenza evocato dal titolo della pubblicazione, un bisogno che, teoricamente, parte dai dettagli, appare inevitabile nel far cogliere nel programma per i prossimi anni del sindaco, una reiterata, noncurante, propensione alla promessa per la promessa.
Senza limiti e un minimo di collegamento con quanto (non) realizzato nei cinque anni del deludente primo mandato.
Un risultato questa prima del giornale bertinelliano l'ha raggiunto.
Ha ravvicinato una certa visione di Pistoia alla Valdinievole, più precisamente a Collodi, il paese di Pinocchio, nonostante la proposta illusoria e strumentale di Samuele Bertinelli del mega comune unico che sancirebbe la definitiva separazione Pistoia - Montecatini, con un largo fossato all'altezza del Serravalle.
Insomma Palomar N°6, con quel campanile che si allunga e, addirittura, sembra oltrepassare il cielo e le nuvole senza nemmeno esserne sfiorato, pare davvero essere un prodotto esemplificativo di una  non entusiasmante stagione.
Starà ai pistoiesi, l'11 giugno, decidere se si tratti di una stagione ancora attuale o destinata ad un mesto e probabilmente meritato tramonto, con un crollo simbolico di un'immagine, per fortuna irreale, che sembra accostare, un po' blasfemamente e certamente falsamente la bella e proporzionata torre campanaria del Duomo di Pistoia a quella di Babele.

Francesco Lauria

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