martedì 5 settembre 2017

IL SORRISO DI MINO E LA FORZA MITE DI UN RICORDO


Mentre viaggio verso Roma e cerco i giorni di settembre sul calendario, mi accorgo che ieri era il 4, settimo anniversario della scomparsa di Mino Martinazzoli. Un anniversario, quest'anno, passato quasi sotto silenzio, a differenza dell'anno scorso in cui ci fu, a Brescia, la presenza del presidente Mattarella.
Come tutti gli atipici e nonostante la grande differenza generazionale Martinazzoli esercitò su di me un grande fa
...scino, fascino che ricordo era condiviso con la bella "scuola" di giovani cattolici democratici e sociali bresciani cresciuti prima nel Ppi e poi nella Margherita, passando, non senza qualche distinzione, per l'Ulivo.
Martinazzoli è una di quelle figure che hanno fatto e vissuto la storia del nostro paese declinando, non senza ruvidezze e inquietudini, la lezione montininiana della politica come "forma più alta di carità".
Consiglio la lettura del suo ultimo libro, uscito postumo, sul rapporto dialettico tra legge coscienza, una bellissima testimonianza narrativa.
A parte una vecchia foto giovanile, io non ho trovato su internet una foto in cui sorridesse. Ma io ne ho una nel cuore, mi sorprese così tanto che, dopo vent'anni, non l'ho mai dimenticata. Eravamo seduti a fianco presso la sede della Regione Lombardia, dopo la siderale scoppola che prese da Roberto Formigoni alle elezioni regionali. Davvero mi sfugge a che titolo (non ne avevo) io partecipassi a quella riunione con una ventina di amici, per capire insieme come ripartire. Ricordo il suo sorriso quando smise di funzionargli il microfono e, scherzando, facendo ridere tutti disse: "è Formigoniano pure lui". Risi anche io e, tra me e me, pensai a quanto ero fortunato in quel momento a sorridere di una disfatta da cui, comunque, si voleva ricominciare a camminare.

Francesco Lauria

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