sabato 30 settembre 2017

LA MANO CHE ENTRA IN CONTATTO CON LE COSE
La main que entre en contact avec les choses

Iniziare, l'inizio.

PROLOGO. IL LEGNO E IL LAVORO DELL'UOMO
(tratto da Anna Granata, Chiara Granata, Elena Granata: "Sapere è un verbo all'infinito", Il Margine Editore)

Un uomo tutte le mattine apre la finestra e si affaccia sul proprio campo. Guarda gli alberi che vivono, lenti crescono, trasformano il proprio tronco in foglie e le proprie e le proprie foglie in frutto. Siccome anche lui è vivo non rimane a guardare, ma esce nel campo e sdraia il proprio corpo sulla terra nuda. Ne percepisce la forza umida e ne rimane rassicurato. Alla sera raccoglie le foglie secche e i frutti che il metabolismo del campo ha dimenticato e li porta con sé nella casa.

Il giorno dopo il sole è più caldo, la terra si spacca inqueta, gli alberi attendono. Siccome l'uomo conosce la sete, si avvia al ruscello, raccoglie l'acqua e la conduce al campo. Le ferite della terra si rimarginano, gli alberi lasciano cadere gli stessi frutti del giorno precedente, ma l'uomo stasera sa che quei frutti sono per lui. Li porta a casa e li mangia come ricompensa del proprio lavoro. Sente la stanchezza del corpo che ha partecipato alla fatica e alla pena, ed è questo per lui una specie di felicità.

Viene l'inverno e la casa dell'uomo è fredda. L'uomo esce nel campo, ma questa volta non è il suo corpo a prendersi cura degli alberi. Sono piuttosto le mani che stringono con vigore un'accetta. L'uomo ne conosce la forza mentre sottrae il legno alla vita dell'albero. A sera mente consumo il frutto del lavoro non sente la stanchezza del corpo, ma nelle mani la soddisfazione di poter fare.

Da quel giorno una parte della vita dell'albero è sottratta dall'uomo: non diventerà foglia e frutto, ma sarà trasformata in sedia, tavolo, credenza, cucchiaio. In poco tempo la casa si riempie di oggetti, con forme sempre più adeguate, le sue mani si fanno più capaci. Mentre dorme però la natura entra silenziosa nella casa a riprendersi il legno per riportarlo alla terra umida.

Una mattina l'uomo apre la finestra e si affaccia sul proprio campo; non è più il bisogno, il freddo o la sete a spingerlo ad uscire. Ha con sé l'accetta e sa dove trovare l'albero più bello. Ne prende il legno vivo per intagliarlo. L'opera delle sue mani prosegue per molte ore e quel giorno dimentica di raccogliere i frutti della terra. Quando ha terminato l'opera chiama i figli dalla casa e li raduna attorno a sé. Quella sera non mangeranno: ascolteranno nella casa il suono del violino.

(Racconto liberamente ispirato da Vita activa di Hannah Arendt).


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