domenica 3 settembre 2017

IL SENTIERO E' LA META. Da Vicofaro a Orsigna


Chiesa di Vicofaro, una settimana esatta dopo l’esplosione delle polemiche e degli scontri.
La celebrazione è partecipata, non stracolma come la settimana precedente, non ci sono i provocatori fascisti con i guanti neri, né i cori di Bella Ciao fuori dalla chiesa, non ci sono le innumerevoli telecamere e chi conta in maniera risibile chi c’è e chi non c’è.
Provo a concentrarmi sul Vangelo della domenica.
“Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno (…).
Ascolto il parroco Don Biancalani parlare di “Vangelo della Giustizia”, del fatto che: “i nemici esistono” e della “necessità di un cristianesimo a tinte forti e non all’acqua di rose”.
Il testo del Vangelo oltrepassa i nemici, senza negarli, e vira sulla coscienza di ogni persona.
Il testo di Matteo prosegue infatti così: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria vita? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria vita?”
Chiudo gli occhi e penso a Don Umberto Cocconi a Parma, al suo commento che parte non dai “nemici”, ma dall’insufficienza di se stessi.
Scrive Don Umberto, citando Alberto Meschiari: “al Vangelo chiedo insomma di sciogliermi almeno un po’ dalle determinazioni in cui, come tutti, mi trovo anch’io inevitabilmente invischiato». Continua Don Umberto: “spesso ci lasciamo intimidire dalle incertezze e dalla paura di non afferrare quel fremito di libertà da cui siamo attraversati”.
Riscopre una frase di Henry David Thoreau: «Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto».
Nel pomeriggio, percorro il bosco, sopra Orsigna, raggiungo il “Cammino di Tiziano Terzani” verso l’”albero con gli occhi”...



La luce si nasconde dietro la montagna, rivivo, traslata negli Appennini, la bella immagine ladina dell’“enrosadira”: l’arrosarsi delle Dolomiti al tramonto, “come se tornassero ad essere quel che furono alle origini del mondo, montagne sottomarine rosso corallo”.
L’albero con gli occhi, la terra e il cielo, i sassi aiutano a guardarti nell’orizzonte, nel cammino e nel risveglio necessario.
Un messaggio è scritto sull’albero: “Il sentiero è la meta, il sentiero è la vita”.
Cioè proprio ciò che siamo impegnati a: “perdere”
Riascolto le parole di Giovanni Bianchi, testimone e maestro:
"Quanto alla speranza, mi pare di poter dire con Mounier che essa non è parente prossima dell’ottimismo di maniera o di quello delle agenzie finanziarie. Non abbiamo ricette. Perfino gli economisti che si erano rifugiati in cerca di sicurezze scientifiche nei metodi econometrici hanno fallito. 
Dobbiamo provare a fare esperienze, sapendo che non tutte andranno a buon fine, ma senza il coraggio del rischio non si praticano le virtù civili e neppure il dovere del cristiano chiamato a perdere la propria vita".
E' proprio’ questo il senso compiuto del Vangelo di oggi.
Mentre il tramonto si affaccia su Orsigna e l’albero di Tiziano è ormai alle spalle. Lo sguardo infinito del giorno muore per risorgere.
Il sentiero è la meta.

Francesco Lauria

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